Nell’ultimo decennio anche la Sicilia ha visto espandersi il fenomeno della Birra Artigianale, passando dai quattro birrifici del 2008 ai circa ottanta produttori attualmente presenti, fra Microbirrifici, Beer Firm e Brew Pub, a rappresentare oggi il 3,1% della produzione nazionale.
Sono Marco Cardia, referente regionale e giudice ufficiale Ubt UnionBirrai, e Isabella Maugeri, inseme gestori dell’Etimuè di Acireale, locale di riferimento per degustare produzioni brassicole regionali, nazionali ed internazionali, ad esprimersi sullo stato dell’arte della birra di Trinacria.
“L’utilizzo dei prodotti regionali deve essere ben calibrato per evitare campanilismi – sostengono Marco e Isabella – soffermandosi di più sugli stili tradizionali e, perché no, sulle tendenze del momento“, notevole infatti in regione l’uso di materie prime agricole locali come ad esempio agrumi, fichi d’india, carrube, miele e grani antichi.
Le produzioni dell’isola pagano alcune criticità dovute ai limiti territoriali che non favoriscono scambi commerciali a costi vantaggiosi, dalla Sicilia verso il resto d’Italia e viceversa, e lo scambio di informazioni tra Birrai di regioni limitrofe, come avviene altrove”, affermano Marco e Isabella
Fattori importanti che rischiano di limitare una crescita qualitativa che tenga il passo di un mercato della birra in espansione. Utile in tal senso potrebbe essere un ulteriore sforzo dei distributori “nell’erogare premi annuali sul volume di vendita raggiunto, cosa che avviene già per le birre industriali, in modo da incentivare i publicans a investire nel comparto craft, a vantaggio di tutta la filiera italiana”.
“Sono necessari anche una maggiore formazione da parte dei distributori e una migliore divulgazione professionale degli operatori del settore a favore dei consumatori”, concludono Marco e Isabella, aggiungendo che è necessari “una presenza nella Gdo per garantire al settore un ampliamento del mercato di vitale importanza per la sopravvivenza delle realtà”.
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